L’Omelia di Papa Francesco di questa mattina, 27 Marzo 2020, mi dà lo spunto per continuare su un altro aspetto del nostro essere Chiesa. Il rischio forte, già presente al tempo di Gesù, è che si smarrisca l’identità di essere un unico popolo di Dio. Diverse vocazioni, diversi ministeri ma un unico popolo di Dio, che trova la sua unicità nella vocazione battesimale.

Spesso, senza rendersene conto, si rischia di creare dentro l’unica Comunità delle barriere con tutto il popolo di Dio che la forma. Delle barriere invisibili, create dalle nostre competenze, dai nostri stessi impegni dentro la Comunità, da un certo senso di superiorità che, in modo tacito ma selettivo, ci può far sentire meglio degli altri. Magari lontani, magari senza nessuna preparazione, forse anche senza nessun cammino spirituale. Eppure il popolo di Dio per cui Gesù ha dato la vita, popolo nel quale e dentro al quale dobbiamo sentirci appartenenti come le membra di un unico corpo. Senza disprezzare nessuno, senza rifiutare né allontanare nessuno. Chi ha rifiutato e ucciso Gesù sono stati gli esperti, coloro che si sentivano l’elite del popolo. Gesù, invece stava con la gente, non si è mai posto fuori. Siamo invitati a stare attenti a come ci sentiamo parte della Comunità, se l’amiamo veramente, se realmente la serviamo. Il popolo di Dio ha un certo fiuto, riconosce chi realmente lo nutre o, come direbbe Sant’Agostino, si nutre delle pecore, non servendo ma servendosi.

In questo tempo che ci distanzia, che ci tiene lontani, siamo chiamati ad intensificare una vera relazione con il Signore che si concretizza e manifesta nella famiglia come nella Comunità parrocchiale. Lo possiamo fare attraverso una seria verifica dei nostri atteggiamenti. Come ci rapportiamo con la porzione di popolo di Dio con cui viviamo il nostro cammino di fede? Ci sentiamo un unico popolo? Amiamo tutti? Ci preoccupiamo di quanti sono nella difficoltà vivendo relazioni di solidarietà e fraternità? O siamo preoccupati delle nostre idee? Del nostro modo di sentire? Solleciti del nostro io o dell’altro/ altri così come sono? Ci doni il Signore Gesù, in questo momento delicato e prezioso, di crescere nella nostra identità di popolo di Dio, e di esservi dentro con un autentico dono di noi stessi.