Il programma era visibilmente molto intenso. E non nascondeva che ci fosse tanto da pregare. D’altronde si partiva per un pellegrinaggio, non per una vacanza al mare. Un pellegrinaggio non a Lourdes, a Fatima o in un altro luogo santo e dintorni. Bensì in Terra Santa, cioè in tutti i luoghi in cui è nata e si è sviluppata la nostra religione, la religione Cristiana. Quindi Nazareth, Betlemme, Gerusalemme, Cana, il monte Tabor, il monte Sion, il lago di Tiberiade, Cafarnao, Gerico, il fiume Giordano. In pratica più di metà della Palestina, per essere più precisi, le località e i luoghi principali delle regioni della Galilea e della Giudea. Insomma 8 giorni (23-30 aprile 2018) che si prevedeva non sarebbero stati per niente rilassanti.

E così è stato. Ma … miracolo! La stanchezza si è sentita tutta nella sua intensità soltanto quando a fine viaggio si è rimesso piede a Fiumicino, quindi nella nostra bella e bistrattata Roma.

Vuol dire che un bel gruppo di 48 persone, la maggioranza delle quali con tante primavere sul groppone, per oltre una settimana, sveglia alle 6 e conclusione della giornata di visitazione e “santificazione”non prima delle 19,00 o 20,00. Vale a dire ogni giorno in giro a piedi e piccola parte in pullman per 10-12 ore sulle orme di Gesù, Maria, Giovanni Battista.

E, come per miracolo, vivere a distanza di quasi 2000 anni, l’Annunciazione dell’angelo alla Vergine Maria, la Sua visita all’anziana cugina Elisabetta che partorirà Giovanni, la Sua “Dormizione” e l’Assunzione in Cielo. E poi, la Natività di Gesù nella mangiatoia, l’annuncio degli Angeli ai pastori che è nato il Salvatore, i Suoi primi passi, l’evangelizzazione di discepoli e apostoli, la Trasfigurazione sul monte Tabor, i miracoli dell’acqua in vino, dei pani e dei pesci, del paralitico che si alza e cammina, la salita al Monte delle Beatitudine dove Gesù fece il “Discorso della Montagna”, i luoghi delle tentazioni-provocazioni di satana. E ancora, il processo a Gesù e la sua prigionia, il “Gallicantu” dove Pietro lo rinnegò 3 volte “prima che il gallo canti 2 volte”, la via Dolorosa dalla Flagellazione al Calvario dove venne Crocefisso, la Sepoltura, la Resurrezione. Quindi il Sacro Sepolcro. Per visitare il quale si è stati in attesa, per oltre 2 ore, in una fila multietnica un po’ scomposta e rumorosa, compresse in un luogo abbastanza angusto alcune centinaia di persone, alle quali un falso allarme avrebbe potuto provocare qualcosa che è bene nemmeno immaginare.

E torniamo al “miracolo” della non stanchezza dei pellegrini. Il tramite è stato la guida, meglio la “santa” guida di don Roberto. Un sacerdote particolare. Un omone dall’apparenza burbera con una pazienza che avrebbe fatto invidia a Giobbe. Una guida chiara, puntuale, impeccabile, che si faceva attentamente ascoltare e ben comprendere anche da chi, come il sottoscritto, aveva dei luoghi in cui ha avuto origine il cristianesimo una conoscenza appresa moltissimi anni fa, quando da bambino frequentava la sua parrocchia a Pozzuoli, in provincia di Napoli.

Come portandoci per mano, don Roberto, oltre che della vita di Gesù e Maria, ci ha descritto dei luoghi visitati i minimi particolari. Dei mosaici bizantini, delle opere dei crociati, delle basiliche e delle chiese egregiamente costruite dall’architetto italiano Antonio Barluzzi, dei cambiamenti apportati all’epoca della dominazione mussulmana e della nascita dello stato d’Israele. E soprattutto è stato l’artefice di un istantaneo amalgama di 47 pellegrini appartenenti a 3 parrocchie, ai quali ha dispensato ben 36 benedizioni, alla fine di ogni preghiera e delle 6 Sante Messe concelebrate con 2 pellegrini speciali: don Armando, il parroco della nostra parrocchia, e don Luca, un giovane parroco di Serino, in provincia di Avellino.

Anche don Armando ci è stato molto prezioso: quasi senza che lo notassimo ha ripreso tutti i luoghi e le opere visitate. E al ritorno, a distanza di soli 7 giorni, ci ha fatto rivivere un qualcosa davvero eccezionale: un grande pellegrinaggio organizzato dalla Opera Romana Pellegrinaggi. Un pellegrinaggio che vale una vita.

Mimmo Del Giudice – Pellegrino e giornalista