Parrocchia San Paolo della Croce - (c) Foto Mauro Monti

Dopo la processione con la statua del Santo e l’entrata in chiesa, domenica 19 ottobre abbiamo proseguito con la celebrazione della Santa Messa. Ecco le parole di don Fabio nell’omelia:

Bellissimo il Vangelo oggi perché ha due significati, noi generalmente lo associamo a coloro che sono i missionari, gli evangelizzatori, che sono inviati da Gesù nel mondo con tutta una serie di prescrizioni, invece sapete che aveva nel cuore Gesù in quel momento? Gesù guarda avanti, aveva nel cuore le comunità; questo è un Vangelo per le comunità, è un Vangelo per noi, perché gli apostoli cosa hanno fatto quando sono andati in giro? Hanno fondato comunità, San Paolo ne ha fondate una decina e ogni apostolo ne ha fondata una o più di una, perché il fine del Vangelo e della predicazione è quello di formare comunità e allora il Signore non sta parlando solo agli apostoli che stanno andando in missioni, in mezzo ai pericoli, in mezzo ai pagani, ma sta parlando esattamente a noi come comunità e ci sta dicendo il cristiano chi è e com’è; il cristiano è uno che continua nel mondo l’azione di Gesù e voi direte dobbiamo fare questo? Sì, dobbiamo fare questo.

Qual è la missione dei cristiani? Innanzitutto le condizioni della missione, qui andiamo sul simbolo adesso, perché ricordatevi che le parole passano ma i simboli restano e cioè: abbiate solo il bastone e i sandali, niente pane, niente denaro, niente bisaccia, niente borsa, che significa? Significa che il denaro, la bisaccia, la borsa sono tutte risorse che rischiano di diventare la nostra vita, rischiano di diventare idoli e se diventano idoli si mettono tra noi e Gesù, esattamente il lavoro che fa quello del piano di sotto che è il divisore, diaballo, divido, si mette tra noi e il Signore. E che cosa devono portare? Solo il bastone e i sandali, perché? Perché devono camminare, il Signore sta dicendo che il cristiano è uno che cammina, che fa un cammino spirituale, andiamo nei simboli.

Noi tendiamo a creare dimore e a domesticizzare tutta la realtà, quindi come si dice “casa e chiesa”, e abbiamo creato le parrocchie, ma voi lo sapete che nella Bibbia il termine paricheo, da cui parrocchia, non significa “la parrocchia”, significa pellegrinaggio, significa lo straniero che vive temporaneamente in un luogo; per dire che la parrocchia è un luogo dinamico, è un luogo di formazione per l’apostolato, non casa e chiesa, ma casa ed evangelizzazione, casa e lavoro per Gesù Cristo. Questa è la sua intenzione per noi, questo è il significato del Vangelo, se Gesù era romano ci avrebbe detto “datevi una smossa figli cari”.

Che cosa deve fare il cristiano? Sono tre cose che lui affida non ai vescovi, non ai sacerdoti, ma a tutto il popolo di Dio: scacciare gli spiriti immondi; significa che tutti siamo esorcisti? Nossignore, significa che lo spirito impuro è colui che, per farla breve, mischia la verità e la menzogna. È uno che si aggiusta le cose a proprio comodo. È uno che annacqua il Vangelo, che allarga la porta del Vangelo quando la porta è stretta, è uno che le verità rivelate da Cristo, che sono pure, perché ha amore purissimo, per propria comodità le mischia insieme a una menzogna comoda.

E questo signori miei io lo faccio, tutti i giorni lo faccio, e tutti i sacerdoti che ho conosciuto nella mia vita, forse con qualche eccezione, lo facciamo e tutti voi lo fate, perché è la natura umana che ci comanda di aggiustarci le cose al nostro comodo. Ma nella comunità questa cosa deve essere combattuta e dobbiamo riabbracciare la radicalità del Vangelo, ma sapete perché? Non è un moralismo questo, perché noi del moralismo non sappiamo proprio che farcene, perché è bello abbracciare il Vangelo, perché dà una gioia infinita quando lo fai, se lo fai da solo porti una croce o un peso che non ti passa più, ma se lo fai come comunità diventa una gioia di condivisione, il Vangelo radicale.

L’altra cosa che devono fare è predicare la conversione. Significa che noi, fratelli e sorelle, dobbiamo essere consapevoli che la conversione dura tutta la vita, che è un cammino dinamico e che, secondo il verbo usato da Gesù, non è una cosa morale, ma è una cosa mentale, e cioè significa cambiamento di mentalità, significa che io imparo a cambiare il mio schema di pensiero in rapporto al mondo.

Comincio, con la conversione, a vedere le cose in un modo diverso, nel modo di Gesù di Nazareth. Per cui il prossimo lo comincio a leggere nel modo di Gesù. Me stesso mi comincio a leggere nel modo di Gesù e se mi leggo nel modo di Gesù io la smetterò di accusarmi e di sentirmi in colpa, ma sarò lieto di glorificare il Signore perché mi ama e sarò allo stesso modo meno propenso a giudicare costantemente il prossimo, perché anche questo prossimo è amato da Gesù e da Dio.

Questa è la conversione, è una conversione all’amore, strada difficile ma non impraticabile, perché qualcuno l’ha percorsa prima di noi. Come i tagliatori di strada che si aprono con i machete la strada, l’ha fatto Gesù per noi.

La terza cosa che dobbiamo fare è guarire. Manda i Suoi a guarire. Noi dobbiamo decidere se vogliamo essere la Chiesa che ferisce o la Chiesa che guarisce. Nella comunità cristiana deve regnare la parola di Dio messa in pratica nell’amore.

Questa è la volontà di Gesù. Manda i Suoi a costruire comunità e noi siamo una comunità. Sintonizziamoci con il cuore di Gesù perché quello non è un cuore, quello è una fornace che se ci entriamo ci brucia e ci ferisce per l’eternità con una ferita d’amore che ti tiene vincolato al cielo.

San Paolo della Croce lo sapeva benissimo perché come tutti i Santi è stato ferito nel cuore dall’amore di Gesù e sono ferite che non si rimarginano più e ti costringono nell’amore e nella libertà a essere tutto di Dio e del prossimo. Oggi vogliamo chiedere a San Paolo il quale diceva così: non pensate di poter piacere a Dio se non vi impegnate ad amare il prossimo. E parlando di guarigione, diceva “nelle comunità c’è tanta sofferenza, ci sono tante ferite interiori e il farmaco migliore è la mansuetudine.

La mansuetudine è quella mitezza d’amore che noi dobbiamo chiedere al Signore. Un cuore mansueto, un cuore mite, un cuore disposto a contemplare il fratello e la sorella, fintanto che in quel fratello e in quella sorella noi scorgiamo la presenza e i lineamenti di Gesù.

Solo con i sandali per camminare, solo con il bastone, costruiamo una comunità, come dice Gesù.

Come dice Gesù che si costruiscono le comunità, ce l’ha detto oggi e in un altro Evangelo ci dice un’altra cosa: quando noi costruiamo una casa, qual è la prima cosa che facciamo? Le fondamenta, bisogna scavare. Bisogna scavare nel nostro cuore, imparare ad andare nella profondità delle cose e quando hai raggiunto la profondità del cuore fai scendere Gesù che è la roccia e Gesù dice beata la casa costruita nella roccia, strariparono i fiumi, si abbatterono i venti ma quella casa rimase salda, solida.

Non costruiamo la nostra comunità sulla sabbia delle nostre emozioni. Con San Paolo della Croce, nostro patrono, che ha preso un impegno a pregare per noi, mettiamoci con questo stile di vita, con questo proponimento e io vi posso assicurare che se lo facciamo, neanche tutti, se due o tre si mettono con questa intenzione forte di costruire la comunità, noi vedremo prodigi. Sia lodato Gesù Cristo.