San Paolo della croce, nelle immagini o nelle statue che lo raffigurano, spesso è presentato come un santo austero, un santo triste. In effetti secondo i biografi è stato un uomo affabile, capace di comunicare la gioia di chi ha incontrato la perla preziosa, Cristo, per cui tutto il resto è divenuto relativo. Relativo ma non importante e significativo nella sua vita di consacrato.
E’ uno dei santi suscitati in un periodo di trapasso storico e culturale. Dopo un periodo di vita eremitica, favorito da speciali doni mistici, si dedicò alla predicazione popolare in forma di missione, incentrando il suo messaggio sulla Passione di Cristo, rivissuta e predicata. Fondò la Congregazione dei Chierici Scalzi della Santa Croce e Passione di nostro Signore Gesù Cristo (Passionisti) aprendo una via, che unisce la contemplazione dei dolori del Crocifisso all’opera di evangelizzazione. Negli scritti e nelle lettere di direzione spirituale lascia una testimonianza di fiducia e di gioia, attinte dal mistero della croce. (Messale Romano).
Fu una grande guida spirituale che con dolcezza e con forza sapeva dissipare i timori, guarire gli scrupoli, rialzare il coraggio, prevenire le illusioni, scoprire gli inganni dello spirito maligno, trarre profitto dalle colpe per l’interesse dell’anima, ispirandole umiltà, disprezzo di sé, diffidenza della propria debolezza, fiducia in Dio.
San Paolo della Croce in questa festa che ci prepariamo a celebrare ci faccia riscoprire la gioia della misericordia e del perdono in mezzo ad una cultura, nella quale il Crocefisso deve riconquistare il suo posto autorevole come immagine e come messaggio, memori della parola stessa detta da Gesù: “chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce, ogni giorno. e mi segua; perché non c’è vera salvezza senza la croce di Cristo”
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